Auto: boom dell’elettrico. Nel 2020 vendite triplicate

Auto: boom dell’elettrico. Nel 2020 vendite triplicate

Elettrico… ed è subito boom. Sarà l’anno, decisamente complicato, per non dire orriblis. Sarà il trend, più in generale. Di fatto, la new generation delle quattro – ma anche delle due – ruote è preda di una sorta di iperbole; per alcuni sperata, per molti inimmaginabile.

Già nei primi sei mesi del 2020 – scontati, peraltro, dell’effetto pandemico – le auto ad impatto zero hanno visto triplicarsi il proprio numero sul mercato, ritagliandosi, così, una quota dell’8% sul montante complessivo del venduto. Un dato, questo, che certifica un cambiamento, che sempre più pare prendere le sembianze di una vera e propria rivoluzione. E se la strada dell’elettrificazione è ormai tracciata, prepariamoci, produttori e clienti, a dire au revoir agli obsoleti motori a benzina o diesel, in un orizzonte che non oltrepasserà i prossimi 10 anni.

Certo, non tutti i nodi sono sciolti. C’è, ad esempio, da tener conto dello ‘strapotere’ di matrice orientale. La Cina, sorta di elettro-Stato, finisce per ridurre di molto il peso del petrolio nel Medio Oriente.

Pensate, su un totale di 80 milioni di auto vendute nel mondo ogni anno, nel 2019 solo 2,1 milioni appartengono alla ‘nuova’ categoria e la metà circola proprio tra le strade dei nostri competitor. Dunque, per abbassare il prezzo – come insegna il rapporto tra domanda ed offerta – è necessario venderne parecchie. “E fin qui…” , starete commentando, consci di quanto appena letto.

Il problema è insito – per così dire – nella batteria. Occorre fare i conti con il Paese che sta a monte della filiera delle materie prime, d’obbligo per produrla: cobalto, nichel, litio. Ebbene, per quanti non ne fossero al corrente, la Cina, appunto, possiede in concessione quasi il 90% dei giacimenti mondiali e controlla anche il know how del processo industriale. Pechino, per fare un esempio, ha colonizzato il Congo, vale a dire il più grande produttore di cobalto al mondo, e strappato contratti decennali di sfruttamento anche in Sud America.

Il Presidente Mattarella tra i primi tester della nuova Fiat 500 e

Ammirati e un pizzico invidiosi, noi Europei non ci perdiamo comunque d’animo.

Se il marchio Volvo si attesta sul podio con il 23%, BMW lo segue col 13%; poi c’è Hyundai-Kia, all’11% e Renault con l’8%. Vendite in costante crescita, da gennaio, prima del e nonostante il COVID. Gli incentivi all’acquisto, oltretutto, fanno la loro. Accade in Germania, in Francia… dove i veicoli elettrici hanno registrato, la scorsa estate, una decisa ed inesorabile impennata (+10%).

Nel 2021, si prevede, la quota toccherà il 15%. Certo, ci si differenzia, nei calcoli, a seconda del fatto che si abbia a che fare con auto di fascia alta, piuttosto che bassa, dove i valori si mantengono inferiori. Tuttavia, in linea di massima, i numeri raccontano di un percorso in salita. Da mezzo milione nel 2019 ad un milione nel 2020, per raggiungere 1,8 milioni nel 2021.

Altro dato, incontrovertibile, nella prima metà del 2020 le vendite di SUV sono aumentate, fino al 39%. La metà delle vendite di plug-in, ad oggi, sono ibridi plug-in. Vale a dire ‘finti elettrici’ che, però, nascondono, e neppure troppo, una forte pecca: emettono, cioè, dalle 2 alle 4 volte più CO2 nel mondo reale, rispetto a quanto mostrato nei test di laboratorio. Un trend, che difficilmente convince le Case Automobilistiche a stemperarne la produzione. Dura lex, sed lex, insomma.

Daimler e Audi continuano a proporre migliaia di auto (di lusso) con emissioni ben superiori ai 200 g/km, nonostante le tecnologie di elettrificazione siano prontamente disponibili, per i modelli di fascia alta. Di ben diverso calibro la filosofia adottata da Fiat, votata – almeno questo è quanto emerge – alla salvaguardia dell’ambiente, con quel fare green che riesce a distinguerla dalle altre Aziende, mantenendola competitiva, affidabile come di consueto e innovativa, al tempo stesso.

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