Viaggio tra le spie inglesi. Cento anni di errori… tutti da leggere

Viaggio tra le spie inglesi. Cento anni di errori… tutti da leggere

Gli Inglesi lo hanno ribattezzato, vezzosamente, The Donut, per via dell’insolita forma circolare. Ma nell’enorme edificio, in quel di Cheltenham, si cela assai di più di una ciambella. E’, infatti, questa, la sede del Quartier Generale del Governo per le Comunicazioni, l’organo che si occupa della sicurezza e del programma di spionaggio e controspionaggio.

Nato nel 1919 a Bletchley Park, sull’alleanza di tre servizi crittografici segreti della Royal Navy e dell’Intelligence, deve la sua notorietà al Progetto Enigma, che lo portò in auge in pieno conflitto bellico. Ebbene, tra segreti mai rivelati e misteri volutamente sotterrati, gran parte delle sue attività costituiscono, a tutt’oggi, un punto di domanda. Di fatto, quel che possediamo di ‘rivelato’ è dovuto al gesto – avventato? preventivato? – del tecnico informatico Edward Snowden che, nel 2013, ha portato alla luce una ridda di documenti, diffusi in seguito da The Gardian, che hanno finito per mettere in discussione il sistema di sicurezza britannico, fin dalle sue fondamenta.

Specifichiamo, mai fidarsi. Si fa sapere ‘solo quel che si vuol render noto’. Per il resto, il velo non è ancora calato. Di fatto, tra polemiche e scandali, l’Agenzia, al centenario dalla fondazione, ha autorizzato una prima biografia, appena pubblicata, in Inghilterra, con titolo “Behind the Enigma“, a firma di John Ferris, docente di Storia all’Università di Calgary.

Quello che è importante – ha spiegato l’autore – è che in questo libro troverete, per la prima volta, gli errori di cui la stessa Agenzia si rammarica“. Un ideale viaggio, insomma, nella più schietta autocritica – e nemmeno a questo siamo troppo abituati – sia pur parziale, nel tentativo – estremo? – di riconquistare la fiducia di un’opinione pubblica, ormai assente e demotivata, nei confronti del servizio.

In discussione l’etica. In dubbio l’efficacia.

Pochi sanno, per dirne una, che, negli Anni Cinquanta e Sessanta, le minoranze etniche rimanevano escluse dalle assunzioni. “In pratica, se non eri caucasico, l’Agenzia non ti voleva fra i piedi – sottolinea lo storico – e metteva in atto ‘misure’ per evitare di assumerti“. Una prassi comune all’epoca e che si è interrotta, solo nel 1980”.

Al contrario, Gchq si è sempre rivelata estremamente aperta all’assunzione di personale maschile, di ogni classe sociale, persino per posizioni manageriali. “La mia ricerca mostra che qui uomini provenienti dalla working class occupavano posti che altre agenzie inglesi hanno sempre riservato a laureati“. Applausi: ‘Viva la meritocrazia!

Ci si imbatte, tuttavia, nella cronaca del racconto, in ‘svarioni’ costati decisamente più cari: “Nel 1930, alcuni gravi défaillance nel sistema di decodificazione resero i britannici particolarmente vulnerabili nei confronti dei loro avversari tedeschi e italiani, con il risultato di perdite ingenti, durante la Guerra“.

Il libro resoconta anche sulla vita di grande sacrificio condotta – loro malgrado – dai dipendenti. Se si immagina di servizi segreti, si favoleggia di esistenze più o meno avventurose, eccitanti, spericolate… di spie dalla doppia vita. In realtà, gli ‘oscuri’ impiegati vivevano soprattutto di limitazioni, riguardo alla definizione del proprio lavoro e, talvolta, per fino del personale stato d’animo. Tantomeno, a questi ultimi, è mai stato possibile richiede crediti, per eventuali scoperte o innovazioni. “Ci sono stati matematici che hanno effettuato scoperte dieci anni prima dei colleghi, assunti in altre istituzioni – fa notare Ferris – e che ancora non possono pubblicare i loro lavori. Nel 1945, un impiegato scoprì, attraverso un’intercettazione…, che suo figlio era stato ucciso, ma non poté parlarne con la moglie“. Paradossi, che fanno parte di chi si assume un certo tipo di oneri.

Altro ‘tragico’ errore, sempre stando alla ricerca, fu il divieto di rappresentanza sindacale, nel 1984. Promozioni, in simili ruoli, erano virtualmente impossibili. A nulla valsero gli scioperi, influenzati anche dalla richiesta di più adeguate condizioni lavorative. Si decise di non consentire la formazione di un sindacato a tutela – a quanto pare – della sicurezza nazionale e nella salvaguardia delle collaborazioni a lungo termine con gli americani, giacché un terzo dell’organizzazione era impegnata nelle intercettazioni straniere. Non rimase, dunque, che accettare la vessazione, a meno che non si volesse perdere il lavoro.

Certo, la situazione odierna, per quanto ci sia dato conoscere, è attualmente piuttosto differente. Ma ci domandiamo, lecitamente: “Quante nubi rimangono ancora ad offuscare il cielo e quanto ancora dovremo attendere perché la nebbia si diradi?”

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