Cause… di ‘forza’ maggiore

Cause… di ‘forza’ maggiore

Immaginate un ambiente rigoroso, come quello della caserma. Focalizzatevi, ora, sul fatto che quello è il vostro posto di lavoro. E’ lì che svolgete le mansioni che vi sono state affidate. E’ lì – in pratica – che dimostrate chi siete.

Esiste, poi, chi, talmente integerrimo, gli impegni se li trascina a casa e chi, addirittura – udite udite – fa il contrario. Cosa stiamo per raccontarvi? Potremmo dirvi che è l’ennesimo caso di ‘furbetto del cartellino‘ o di furbetto e basta, invece ci va di pensare che la vita sia talmente assurda che, forse, talvolta, vale la pena rigirare la prospettiva.

Ma andiamo per ordine. Siamo in quel di Ravenna.

Il militare – che tanto conoscerne il nome non modifica i fatti – timbra un’ora di straordinario – fate bene attenzione, perché siamo tra mezzanotte e l’una. Adduce, a suo favore, di dover svolgere un servizio per motivi – testuali parole – improcrastinabili e urgenti. Al seguito, due donne da cui – rivela al piantone – intende ricavare preziose informazioni. Fin qui – commenterete voi e noi pure – encomiabile.

Peccato che, stando all’accusa, in quella ‘bischera’ notte dell’11 gennaio 2017, il ‘nostro’ abbia pensato bene di unire… come dire… l’utile al dilettevole. I 60 minuti di ‘presenza aggiuntiva’ pare siano serviti, infatti, all’adempimento di un più piacevole svago. Un momento di sesso fugace, a scapito dello Stato.

Comportamento che, al 50enne, è valso una condanna di 11 mesi, per truffa, falso ideologico e ‘forzata consegna’. Ciò non di meno, l’appuntato, che attualmente presta opera presso il Comando di un’altra Regione, gode dei favori del suo avvocato, che lo difende a spada tratta: “Il mio assistito – rende noto il Difensore, motivando la richiesta d’appello- ritiene assolutamente di non essere responsabile dei reati, in ragione del fatto che stabilisce provato di aver svolto e eseguito l’attività lavorativa per cui ha richiesto lo straordinario e di non aver fatto false attestazioni“.

Dicevamo, siamo in buona, perciò ci sforziamo di leggerla così: quale immensa abnegazione quella di colui che, pur di non venir meno ai rispettivi compiti giornalieri, ha preferito, piuttosto che procrastinarli, portarsi il privato appresso, ricavando un misero spazio, tra le mille scartoffie, per se stesso.

Altro che multe e procedimenti. Costui è meritevole – almeno per oggi che domani avremo già cambiato idea – di encomio. Senza lesinare sulla pervicacia, nel voler adoperare ogni mezzo, pronto persino a ‘sacrificare’ il proprio corpo, affinché l’indagine che gli era stata evidentemente affidata fosse portata a termine, nel migliore e più efficace dei modi.

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