La strega cattiva di Biancaneve? Di cognome fa Celentano

La strega cattiva di Biancaneve? Di cognome fa Celentano

Non c’entra niente quello che dici tu. Mi va in fumo il cervello quando sento queste cose. Meno male che hai intrapreso un’altra carriera“, attacca Lei. “Ti ringrazio del tuo apprezzamento sul mio cambio di carriera“, fa eco Lui, visibilmente piccato. “Perché è una cosa che ci lega“. Come a dire, scherza con i fanti, ma lascia stare i Santi.

Stefano De Martino vs. Alessandra Celentano

Scaramucce, non temete. Siparietti televisivi, che ben rendono il quadro di una trasmissione che, di sabato in sabato, si prefigura in salute. Basta verificare le segnalazioni Auditel. Solo nella puntata dello scorso 3 Aprile, una media di 5.754.000 spettatori, pari al 27.4% di share. Tutto rema, esattamente come deve, insomma.

Merito della pandemia, che tiene gli spettatori serrati in casa pure di sabato sera? O, magari delle temperature altalenanti, che ci riportano la neve, addirittura, in piena primavera? Segno premiante, di certo, di una sceneggiatura, evidentemente ben scritta. La Trasmissione della Signora De Filippi Maria, sì, proprio lei – pare abbia infatti molte carte da giocare. E le sciorina a poco a poco, come in una partita al tavolo verde, una via l’altra, alternando i momenti di puro spettacolo a quelli di suspence, a veri e propri colpi di scena.

Così rimaniamo lì, incollati al video, nell’attesa di sapere quale sorte si riserverà ai ragazzi. 17, ad inizio serale di Amici. Eliminati di volta in volta. E stiamo lì, senza emettere fiato (peggio, senza cambiare canale, neppure durante la pubblicità), giacché gli elementi si alternano, perfettamente commisurati.

Gli amici, per l’appunto o quello che dovrebbero rappresentare i giovani talenti che formano le tre squadre avverse, carichi delle loro ingenuità, le crisi, il talento, le speranze, le invidie, gli amorazzi e le piccole rivalità. E basterebbe già questo. Meglio del più audace feuilleton.

Poi ci sono i professori. Nomi d’eccellenza. Si va da Lorella Cuccarini ad Arisa, da Anna Pettinelli a Veronica Peparini, da Rudi Zerbi ad Alessandra Celentano. Ma, su quest’ultima, ci riserviamo di tornare a breve. C’è la scenografia, curatissima e attenta; suggestiva, come mancava da un po’. Le intrusioni dei comici – Pio & Amedeo sono di casa, ormai. I super ospiti di fine trasmissione… tutti, o quasi, infanti della ‘nostra’. Insomma, la formula c’è per intera – non manca nemmeno il pubblico, mascherine al viso, ovvio – ed è rodata perfettamente.

Infine, loro, i giurati, apertamente rivolti, nella selezione, ad un pubblico femminile. Stash dei Kolors, a sua volta uscito dal programma diversi anni or sono, il Principe Emanuele Filiberto e… l’ex di Belen, Stefano Di Martino. Tre bellocci mica male, per capirci. Ed è proprio dall’ultimo dei tre, che prende le mosse la querelle con la ‘Signora Celentano‘. Eh già, perché, come in ogni sano melodramma, i personaggi sono al completo ed è proprio alla nostra che è toccato il ruolo di cattiva.

E sembra sguazzarci bene, la Maestra: “Non sono cattiva. Io sono solo sincera. I ragazzi hanno bisogno di una guida. Oggi, secondo me, mancano, non per colpa dei ragazzi, ma delle famiglie, dei genitori e dei maestri“. Una giustifica? Niente affatto. Va dritta come un carrarmato per le sue convinzioni, la prof, e non perde occasione per dar voce al personale pensiero.

Davvero vi sentite di darle torto? La coreografa difende, in sostanza, l’importanza della disciplina e lo fa a spada tratta, non temendo di esprimere il proprio giudizio, in maniera – anche – dura e cruda.

Credo nelle regole, anche perché io sono venuta su con la disciplina“, sottolinea la 54enne. Ne siamo ben convinti. Ce ne accorgiamo quando motiva i propri ‘guanti di sfida‘ – previsti dalla trasmissione – spesso esercizi per professionisti. Ce ne rendiamo conto quando agisce, diversamente da qualsiasi altra insegnante, nell’idea che proteggere i propri allievi non consista nel difenderli dalla realtà, ma nel fargliela affrontare, prendendo atto, pure, se serve, dei propri limiti. Rimarcando senza censure, con tutti, piccoli e grandi, giovani e adulti, quel che non va o ciò che non le corrisponde. Esponendosi in prima persona, di fronte a qualsiasi scelta.

Di lei non mi piace la cattiveria gratuita, ma la sua preparazione sì: è indiscutibile“, la commenta l’ex ballerino. Ecco, forse è l’età che ci fa parlare. Troppo in là, rispetto al tutto sommato ancora ‘acerbo’ scugnizzo 32 enne.

Tuttavia, vorremmo ricordare al caro Stefano che, in tempi addietro, funzionava proprio così. Esistevano, per l’appunto, l’autorevolezza, il rispetto, le regole… un mondo, declinato a doppia mandata. Chi era seduto dietro, chi davanti alla cattedra. Ci si dava del Lei, ma questo poco conta, che sennò sembriamo vecchi per davvero.

Ciò che, invece, intendiamo sottolineare è il rapporto in cui, con meno esperienza, eravamo portati a fidarci – e ad affidarci – a chi ci stava di fronte. Non temevamo di esporre il nostro pensiero. Tuttavia, a volte anche mal comprendendolo, consideravamo e ci attenevamo a quello dell’altro, che ne sapeva più di noi. Che riusciva a vedere avanti, oltre l’immediatezza. E stavamo zitti, senza frignare o sbattere i piedi. Senza gridare all’ingiustizia, che la vita è la vita. Non è né giusta, né ingiusta. Senza lamentarci ad ogni piccolo o grande ostacolo, perché coscienti che, questo, è quanto avremmo trovato al di là della porta. E, anzi, ci tiravamo su le maniche e imparavamo a darci da fare.

Ecco, Alessandra ci ricorda tanto quelle docenti di una volta. Quelle che pretendono il massimo e, se possibile, persino di più. Quelle che non si perdono in elogi o smancerie. Che raramente intervengono a nostro favore. Ma che poi hanno la capacità di guardarci come nessuno e con quell’unico sguardo ci trapassano. Sembrano saperci leggere e quando l’espressione si riempie di stima, il valore che rappresenta quell’istante è unico. Ci forgia e ci rimane dentro, per sempre.

Ritornando a bomba, dunque. Severa? Probabile. Equa, il più possibile, per quando glielo conceda la sua stessa umanità. Coerente? Sempre, non solo di puntata in puntata, ma negli anni. Radicale? Forse sì, ma preferireste davvero una ‘bugia imbellettata ad una scomoda verità‘? Niente pillole indorate, qui. D’altronde, chi studia danza lo sa. E’ come fare il militare e il codice non permette deroghe, se non in casi eccezionali.

Dunque, cara Ale, discussa Ale… il nostro benestare, contro tendenza – ma chi se ne importa – c’è l’hai. Strega? A noi piaci così, comunque. Che i buoni, o quelli che si fanno definire tali, un po’ ci annoiano.

E poi Maleficent insegna. Mai fermarsi all’apparenza che, gli occhi, spesso, per chi li vuol guardare, sanno raccontare altre verità…

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