Quell’incanto fatto donna che fu Audrey Hepburn

Quell’incanto fatto donna che fu Audrey Hepburn

C’è bio e bio. E, quella ispirata alle vicende di Audrey Hepburn, di aneddoti e sorprese ne riserva parecchi. Si profila, dunque, una nuova serie tv, prodotta dall’italiana Wildside, la medesima – per capirci – di The Young Pope e L’amica geniale, raccontata per voce del figlio – quello italiano – della celebre attrice: Luca Dotti.

Audrey, questo il nome, giacché, in taluni casi, non serve altro. L’opera, tratta dal libro Audrey at Home, vedrà alla sceneggiatura Jacqueline Hoyt che, a sua volta, vanta alle spalle niente di meno che The Good Wife.

Consideriamola pure la prima vera influencer della storia. Citata a più riprese, copiata, le sue sorti ebbero a stravolgersi, nel momento in cui si legarono a quelle di uno tra i più illustri couturier del tempo, il parigino Hubert de Givenchy, che ne seppe ri-tratteggiare l’immagine, rendendola sofisticata e sempiterna. Galeotto fu, a tal proposito, l’incontro, in virtù delle riprese di Cenerentola a Parigi. Il musical fece sì che la ‘nostra’ assurgesse a Musa dello stilista.  

Poco è dato sapere riguardo ai dettagli della Produzione. E’ noto, tuttavia, che il girato sarà in lingua inglese, mentre lo script si baserà sui ricordi/testimonianze di Dotti e del giornalista Luigi Spinola.

Il figlio avuto dallo psichiatra Andrea Dotti, fu il frutto dell’amore tra la Star Hollywoodiana e il dottore romano, tanto da spingere quest’ultima a trasferirsi in Italia. Una seconda unione, dopo quella con Mel Ferrer. I due si erano incontrati in crociera. Era seguito il matrimonio, il 18 gennaio 1969; la nascita, appunto, di Luca, l’8 gennaio 1970 e, a 13 anni di distanza, nel 1982, il divorzio, per un presunto tradimento di Lui.

Nel mezzo, intorno al ’75, il tentativo di rapimento subito da parte dell’uomo, sventato solo grazie all’intervento dei poliziotti di guardia presso l’ambasciata Egiziana.

In quanto ad Audrey, era nata a Bruxelles, il 4 maggio 1929. Cresciuta in Europa, era vissuta dapprima nell’Olanda dell’occupazione tedesca e poi nella Londra ancora in rovine dove, ragazzina, seguiva corsi di danza. Da lì al palcoscenico, prima, poi al set, il passo fu breve.

Rivedremo l’Oscar, ottenuto per l’interpretazione in Vacanze romane,; così, pure, i fotogrammi di Sabrina di Billy Wilder, affiancata, per l’occasione, da due calibri da 90: William Holden e Humprey Bogart.

Ripercorreremo le scene indimenticabili di Colazione da Tiffany… La ricorderemo salire sulla mitica Vespa, oppure indossare le sue ballerine o, ancora, vestire i doppi panni di fioraia e dama d’alto lignaggio in My Fair Lady.

Soprattutto, si promette, il Serial si concentrerà sugli anni della formazione. Quelli in cui Audrey veniva cesellata, secondo il ritratto che ne volle Hollywood ma, ancor più, sulla falsariga di una personalità forte, carismatica, tenace, ammaestrata da un’indole, votata alle cause umanitarie.

Del resto, Oscar, Grammy, Tony… non le sono mancati; persino la prestigiosissima Presidential Medal of Freedom, conferitale presso la Casa Bianca.

Il 20 gennaio 1993, all’età di 63 anni, Audrey si è spenta, a Tolochenaz, in Svizzera. Al suo fianco, l’ultimo compagno, Robert Wolders.

Poco importa, ci si rende conto nel visionare le istantanee, dei fatti in sé. Chi, cosa, in che circostanza che, altrimenti, in qualsiasi altro frangente, già di per sé sarebbero bastate. Il punto qui è l’animo di una donna ‘speciale’, come ce ne sono poche, che ha saputo tenere in mano le redini della propria esistenza. Fragile, nell’aspetto, ma solo in quello. Un soldato nei panni di un uccellino, la cui vita – non c’è dubbio – merita di essere ripercorsa in un film.

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