Come mi piglio pure Rotterdam

Come mi piglio pure Rotterdam

E dajeee!’ si direbbe a Roma, giacché loro, romani, lo sono di origine. E poi sono Rock. Lo sono parecchio, smaccatamente, tanto da imporsi, anche ieri sera, sul podio degli Eurovision Song Contest 2021. Eh già, Sanremo non gli era bastato. Così eccoli, nuovamente, a razzolare via tutto il possibile. Avidi, ingordi, con quell’arroganza addosso che piace, piace… e piace.

Belli, del resto sono belli, anzi, bellissimi e, anche chi lo manifesta un pochino meno, rimane comunque affascinante. E poi sono dandy, decadenti, creativi, spocchiosi quel tanto che basta per renderli, ai nostri occhi, delle vere Star.

Così, al culmine della kermezze, il premio arriva. Una vittoria al cardiopalma, ottenuta grazie al televoto, che ha ribaltato la classifica delle giuria di qualità, che vedeva primeggiare la Svizzera, con al seguito la Francia. Per noi Italiani, solo il quinto posto.

E invece no. Loro, i Maneskin, hanno saputo riscrivere la storia e ci hanno regalato un sogno – che le idee patriottiche tanto ci fomentano, in questo momento – che si perpetua, a distanza di 31 anni, per la terza volta. La prima vittoria ce l’aveva regalata Gigliola Cinquetti, nel 1964. Poi Toto Cutugno, nel 1990.

Notiamo: prima ancora di aggiudicarsi il podio si erano già accaparrati il tributo per il miglior testo. Ma sorvoliamo. Il punto è che, in mezzo all’enorme dispiego di energie e mezzi messo ‘in ballo’, per l’occasione, presso l’Ahoy Arena di Rotterdam, il quartetto ci sguazzava divinamente. A dire il vero, per l’interpretazione, neppure troppi fronzoli. Piuttosto, una performance magnetica, ruggente… come il sound che li caratterizza.

Zitti e buoni‘, a quanto pare, porta fortuna. Pensare che tutto si possono considerare, fuorché tali. Persino ieri, a pochi minuti dalla proclamazione, sono stati oggetto di insinuazioni e polemiche. “Damiano dei Maneskin sniffa in diretta” è il messaggio, che ha cominciato a sgomitare su Twitter. Tanto che il giovane si è trovato costretto ad un’immediata smentita: “No cocaine, guys, please. I don’t do drugsNon era cocaina, ragazzi. Non uso droghe. Thomas ha rotto un bicchiere…“.

Come a dire: ‘tanto rumore per nulla…‘ ma suona bene, pure questo, se serve a fare pubblicità. Dunque, ci sono arrivati a quel fatidico momento, Thomas e Victoria in lacrime, Damiano strabiliato, Ethan, pressoché catatonico.

Hanno arraffato quei 524 voti e al grido di “Rock’n’roll never dies” si sono nuovamente impossessati del palco per dare, ancora e ancora, il meglio di sé. Niente censure, per quest’ultima esibizione, a ribadire la fame di libertà, insita in tutto quel che fanno.

E tanto lo hanno fatto – e lo fanno – bene, da risultare credibili persino agli occhi di chi, straniero, la musica l’ha ‘scritta’, imprimendosi nella storia. “Well we lov an awful lot of what comes out of #Italy & this fits right in #EurovisionCi piace davvero tanto quello che gli Italiani ci hanno fatto vedere. Sono perfetti per l’Eurovision“, commenta niente di meno di Simon Le Bon, a supporto della Band. Un endorsement di prestigio, quello ad opera del front-man dei Duran Duran, che si va ad assommare all’appoggio incondizionato degli artisti nostrani: Emma Marrone, Diodato, Vasco Rossi, Gigi D’Alessio, Fedez e Chiara Ferragni, si sono tutti allertati, per sostenere ‘la causa’. Per travalicare i confini Nazionali e riuscire ad esportare il messaggio di una Penisola, non solo pizza e mandolino.

C’abbiamo sete di rivalsa. Voglia di riprenderci quel che la vita, ultimamente, avara, ci ha tolto. E non perdiamo occasione per dimostrarlo e, decisi a farlo, lo ribadiamo a piena voce. Un tempo cantavamo, bandiere appese al balcone, speranzosi. Adesso la rivincita ce l’andiamo a prendere, direttamente, presentandoci, strumenti alla mano, al cospetto del pubblico Internazionale.

E quello che, rinomato, è considerato uno tra i set più emblematici d’Europa, ce lo sbraniamo, spavaldi. Dritti come schegge. Perché l’esperienza ce lo ha insegnato: quando tutto sembra perso, Noi – sì sì, proprio quelli targati Tricolore – sappiamo risorgere. E non ce n’è per nessuno.

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