Picchio… ci hai fregati pure stavolta

Picchio… ci hai fregati pure stavolta

No, dai. Pure questa no. Che poi, uno che si chiama Libero come fa ad andarsene a soli 44 anni? O forse la libertà consiste proprio in questo, nel decidere il come e il quando. A dispetto di chi ti vorrebbe ancora con sé.

Te ne vai, così. Stroncato da un infarto, comunica la tua famiglia e ne prendiamo atto che, del resto, non potremmo fare altrimenti. Ma la sensazione che lasci, ora, dicendoci addio, è di spossatezza. Sarà che ancora non ci siamo ripresi dalla dipartita di Raffa… Ora tu.

Caspita, Picchio, ‘sto mondo, adesso, ce lo rendi un po’ noioso…

Ti lasci alle spalle una moglie, la costumista Marcella Mosca e due figli, di 6 e 2 anni.

Te ne vai, salutando tutti dal tuo appartamento nella Città Eterna, ma chi ha saputo osservarti un pochino più a fondo, si è messo in grado di intuire la tua reale natura. Capoccia dura, come quei paesetti arroccati nei paesaggi d’Irpinia. Immerso nel verde, immarcescibile e pregno di contrasti.

Ci scommetteremmo tutto quel che possediamo: con te niente mezze misure. Dentro o fuori, bianco o nero, amore… oppure… oppure niente. Devastantemente passionale…

Libero de Rienzo, classe 1977 – 24 febbraio 1977 – figlio di Fiore, aiuto regista di Citto Maselli.

Egoisticamente, stavolta, alla notizia della tua dipartita, ci viene solo da sbuffare. Siamo stanchi di vedere andar via chi di cose da dire ne ha, eccome. Quelli a cui il talento gli trasuda dalle vene.

Nel 2002, ti sei letteralmente accaparrato il David di Donatello. Meritatissimo, per esserti egregiamente infilato nei panni di Bartolomeo ‘Bart’ Vanzetti, in Santamaradona.

A farti da spalla, in quella tanto felice pellicola, Stefano Accorsi, Anita Caprioli, Mandala Tayde. Un gioco corale, perché di squadra si trattava. Ma tu sei alla guisa della colonna sonora del film…

Sei un percussionista delle emozioni, lo hai sempre dimostrato. Sei denso di follia. Inafferrabile, incontenibile, poetico… Lo hai rifatto, del resto, a compiacimento di chi non se non fosse ancora accorto o non ne fosse convinto. Nel 2004, la medesima faccia tosta ti ha reso protagonista, insieme a Vanessa Incontrada, di A/R Andata+Ritorno.

Se volessimo adoperare un lessico ‘giovane’, ci verrebbe da commentare: ‘Che figata!

Hai saputo – e voluto – disegnarti come sceneggiatore e regista, oltre che attore, che ‘la fame‘ per questo mestiere davvero non ti è mancata. Produzioni televisive, più o meno impegnate… hai fatto in modo da renderti riconoscibile. Di più. Hai evitato di accontentarti e ti sei dipinto Unico. Come è doveroso sia un interprete, no? E hai dato il meglio: in Fortapàsc di Marco Risi, nel 2009, hai magistralmente dato vita – e giustizia – alle vicende del giornalista Giancarlo Siani. Poi, ancora, nel 2011, ti sei messo nelle mani di Ivan Cotroneo, per donarti, senza lesinare, ne La kryptonite nella borsa.

L’elenco è lunghissimo… nel 2014, ci hai ri-conquistati con Smetto quando voglio. Che corsa, ‘sta vita, eh? Il punto, però, non è neppure questo. Non è una questione di quantità – e di carne al fuoco ce n’è, comunque, parecchia. Piuttosto, di qualità.

Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, oggi racconta di te: “Conoscevo bene Libero, del quale sono un grande estimatore, non solo per le sue indiscusse doti, professionali ed artistiche, ma per la sua umanità, radicata cultura e forte impegno, sociale e civile. Libero viveva a Roma, ma amava Napoli, profondamente“. E ci crediamo. Anzi, gli crediamo. E ancor di più ci sentiamo legati al ricordo di Edoardo Leo: “Ora mi viene in mente solo quanto mi hai fatto ridere e divertire. Nient’altro. È l’unica cosa a cui penso. A quante risate irresistibili ci siamo fatti insieme. Riposa in pace Picchio. È stato bello fare un lungo pezzo di strada con te“.

Mannaggia a te, Picchio“, aggiungiamo noi, alla guisa di Purgatori. Perché di cose da darci, ne siamo certi, ne avresti avute ancora tante. E, invece, hai scelto di fare onore al tuo nome, anche adesso. Lo hai vissuto fino in fondo. E ‘chissenefrega’ del resto. Chi se ne importa se noi rimaniamo qua, basiti. Hai deciso che era tempo di andare. Hai preso la porta e ciao. Che – pure ora e a fronte di tutto – scegli di essere ‘al fulmicotone’.

Tutto il resto è mediocrità.

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