Deliveroo e quella multa, macchia sul pedigree

Deliveroo e quella multa, macchia sul pedigree

Ed eccoci al patatrac. Vale a dire che pure l’iniziativa migliore può, vuoi per un pizzico di ingenuità, vuoi per una questione di cavilli burocratici, rischiare di trasformarsi in un guaio.

Avete presente il servizio Deliveroo Italy? Ebbene, di recente, il Garante ha emesso, ad indirizzo dell’Azienda, il pagamento di una sanzione pari a 2 milioni e 500 mila euro, per aver trattato in modo illecito i dati personali di circa 8.000 rider. Mica una questione da ridere.

Tanto che, per mettersi in regola, la Società dovrà modificare il trattamento dei dati dei lavoratori adeguandosi, entro tempi prestabiliti, alle prescrizioni richieste dalle Autorità. Dagli accertamenti, pare, infatti, siano emerse “numerose e gravi violazioni della normativa privacy, Europea e Nazionale, dello Statuto dei lavoratori e della recente normativa, a tutela di chi lavora con le piattaforme digitali“.

Più nel dettaglio…

Gli illeciti attengono alla “mancata trasparenza degli algoritmi utilizzati per la gestione dei rider, sia per l’assegnazione degli ordini, sia per la prenotazione dei turni di lavoro“.

Insomma, si tratterà di fornire a chi di competenza “informazioni precise sul funzionamento del sistema di assegnazione degli ordini e individuare misure” alternative, qualora si rendano necessarie. Occorrerà, poi, “verificare, con cadenza periodica, la correttezza dei risultati degli algoritmi, per ridurre al massimo il rischio di effetti, distorti o discriminatori“.

Una corsa verso la funzionalità e la trasparenza

Dalle verifiche – parole anch’esse del Garante – è inoltre emerso che Deliveroo effettua anche un minuzioso controllo sulla prestazione lavorativa dei rider“. Ciò avviene, ad esempio, attraverso la continua geolocalizzazione del loro dispositivo, che va ben oltre quanto necessario per assegnare l’ordine e mediante la conservazione di “una elevata mole di dati personali raccolti nel corso dell’esecuzione degli lavoro, tra i quali anche le comunicazioni con il Customer care“.

Tutto ciò e altro ancora, in violazione dello Statuto dei lavoratori che richiede, in merito all’istallazione di dispositivi dai quali possa derivare anche il controllo a distanza del lavoratore, la sussistenza di esigenze determinate. Sicurezza del lavoro, tutela del patrimonio aziendale… e, comunque, la stipula di un accordo sindacale o l’autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro“.

Il tempo per rimettersi in regola corrisponde, adesso, a 60 giorni. Circa due mesi, per correggere le violazioni riscontrate e ulteriori 90 tramonti, per completare gli interventi sugli algoritmi.

Roba da consegne affidabili e veloci. E chi vuol capire capisca…

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