Naan e Chapati… e chi ne sa di più
Chi non conosce la cucina Indiana? Forse sono molti. Ma, se rigiriamo la domanda e chiediamo: ‘Chi non è attirato dalla cucina Indiana?‘, allora, forse, le cose cambiano. In un’era in cui tutto, ma proprio tutto, è alla portata di click, il Mondo – lo sappiamo bene – si fa globalizzato, pronto ad incuriosirci – e ingolosirci, al primo tocco di mouse.
Dunque, a cultura ‘ricca’, storia vuole corrisponda un’approccio alla tavola altrettanto peculiare. Fatto di antichi rituali, tradizioni provenienti dal passato, tramandate, semmai, di generazione in generazione.
Eccoli, allora, gli archetipi di quelle preparazioni, che richiedono abnegazione e pazienza e un sapere che ha camminato a lungo, prima di giungere fino a noi. Si chiamano Naan e Chapati e rappresentano i due tipi di pane più amati, nelle terre da cui provengono. Prodotti da forno (le varianti non si contano), parte integrante dei primi piatti, poiché ad essi indissolubilmente legati. Come non intingerli nelle prelibate salse al curry, piuttosto che nelle le zuppe locali?
Ciò premesso, cosa differenzia, nell’esattezza, le due ricette? Andiamo a scoprirlo insieme…
Va detto: ogni regione vanta una propria interpretazione del pane, adoperando particolari tipi di farina e differenti metodi di cottura. Ciò che li accomuna un po’ tutti è la semplicità d’esecuzione e, al fine, la piacevole consistenza. E, se in quanto a similitudini, le due tipologie di impasto ne contano parecchie, va comunque specificato che nelle cucine casalinghe, è più largamente diffuso il secondo, data la facilità con cui lo si esegue.
Naan
Dunque il primo, dalla texture densa e gommosa, risulta piuttosto simile ad una focaccia. Viene servito caldo e, solitamente, conservato in frigorifero, per prolungarne la durata. Si realizza con un tipo di farina bianca, la Maida, fine e dal sapore delicato.
Per ottenerne la risoluzione perfetta, è richiesto il forno Tandoor, in terracotta di argilla. L’unico, capace di regalare l’adeguato grado di croccantezza. Tuttavia, è possibile prepararlo anche nel comune forno di casa. Alle volte, per assicurarsi un prodotto alto e morbido, se ne considera l’aggiunta, tra gli ingredienti, di latte e yogurt. Servito, in genere, caldo e sormontato da burro, lo si condisce con semi di cipolla o cumino nero, da gustare con curry di tutti i tipi.
Diverse sono le varianti: all’aglio, oppure – pensate – farcito, come il Keema Naan, con carne macinata di pollo o montone. Per eseguirlo, basta mescolare farina, sale e lievito e, dopo avere impastato, far riposare per alcune ore. Trascorso il tempo, le palline di composto vengono appiattite e introdotte nel forno.
Chapati (o Roti)
Per il Chapati si parla, invece, di farina integrale, macinata a pietra e mescolata con l’acqua. Una volta ottenuto l’impasto e suddiviso, anche qui, in palline, queste ultime vanno stese e cotte su una piastra piatta;una padella apposita, denominata Tawa. D’altra parte, c’è chi preferisce arrostirle direttamente su fiamma viva, conferendogli un aspetto abbrustolito.
A differenza del Naan, il Roti non abbisogna di lievitazione e viene, di consueto, consumato come pietanza principale, in accompagno a carne e verdure. E al Ghee, che ne enfatizza il sapore, qualsiasi sia la variante con cui si ha a che fare.
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