Monterossi: storia di un investigatore ‘per caso e per necessità’
“Ci sono diverse cose che mi affratellano a Monterossi. Se non bastasse Milano, ci sono la generazione cui appartiene e l’essere ‘un vincente involontario innamorato dei perdenti’, secondo la definizione dell’autore dei romanzi. Ne ho conosciuti di personaggi così, forse anch’io sono un po’ così“. Ed ecco che i panni del detective per forze di causa maggiore ideato dalla penna Alessandro Robecchi, finisco per aderire perfettamente al camaleontico talento di Fabrizio Bentivoglio. L’attore, incarna il ruolo dell’autore televisivo cinquantenne, ironico e disilluso, appunto, nella serie Prime Video Monterossi. Sei episodi da 50 minuti, tratti da “Questa non è una canzone d’amore” e “Di rabbia e di vento“, disponibili da lunedì prossimo, 17 gennaio.
Mentre è impegnato a schivare l’assai remunerativo rinnovo del contratto per il programma tv di cui ora si vergogna – Crazy Love – ‘il nostro’ Carlo viene travolto da una trama crime, che gli approda diretta in casa. Un misterioso uomo bussa infatti alla sua porta e gli spara, lisciandolo di pochissimo. “Non sono uno spettatore assiduo, ma la tv che mostriamo nella serie mi sembra verosimile“, spiega il noto protagonista. “È una tv che usa i sentimenti delle persone, più che raccontarli“. E chi del mestiere non si considera neofita, sa bene quanto conti la veridicità di quanto si sta narrando. Nei fatti, nelle storie; prima ancora, attraverso il proprio corpo.
Così, costretto suo malgrado ad indagare, insieme agli stretti collaboratori Nadia e Oscar e parallelamente alla polizia, Monterossi parte sempre dal suo rifugio meneghino, che non rinuncia al virtuosismo di un arredamento anni ’70 e si affaccia sui piani alti della città. “La Milano che ricordo io – racconta l’interprete – è diversa dall’attuale. Dove ora ci sono i grattacieli c’era il Luna Park, dove ora c’è Piazza Gae Aulenti, prima c’era il tiro a segno. Resta un mio luogo della memoria, tra i posti che mi emozionano, nonostante i cambiamenti. Certe piazzette, certe fontanelle, sono portatrici sane di ricordi“.
Alla regia – a guisa di perfetta cornice del tutto, che conta, tra l’altro, la partecipazione, nel cast di Carla Signoris e Donatella Finocchiaro – c’è un veterano della trasposizione dei più accattivanti gialli nostrani su piccolo schermo, Roan Johnson. Ha già adattato il BarLume di Marco Malvaldi e i romanzi di Camilleri, per due film tv.
Nel caso in questione, tra l’altro, Robecchi è stato largamente coinvolto nella produzione: “Sorprendente. Scrivere è una cosa che fai da solo, ma il lavoro collettivo che si mette in campo nell’adattamento è entusiasmante. L’importanza di una traduzione, di un adattamento è la fedeltà“. E chi meglio di lui, per spiegarcelo?
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