Ma che gran voglia di ballare…

Ma che gran voglia di ballare…

Nessuna arte ha confini così ampi“. Già, poiché, “nella danza, un legame mistico unisce la tribù tutta al libero manifestarsi della propria individualità, in una completa aderenza al proprio io“. Così si traduce, in breve, la significazione di danzaterapia, formulata sul connubio, appunto, tra movimento e musica. Mens sana, insomma, in corpore sano, come ripetevano gli antichi…

D’altronde, sin dagli albori, la disciplina in questione si è arricchita, al di là dell’effetto coreografico, di una forte valenza simbolica.

Si pensi, ad esempio, ai balli tribali degli Indiani d’America. Oltre a definire l’identità del gruppo, sottintendevano fini catartici. Usanze, che si diffusero nelle zone europee, grazie alla colonizzazione. Così, le prime forme di arteterapia le ritroviamo nel Regno Unito, agli inizi del XX secolo. Negli Stati Uniti, intorno agli anni Trenta venne fondata, a Washington, una scuola apposita.

Si ballava, in pratica, per dar voce ad un’istanza o, magari, per sciogliere nodi interiori. La danzaterapia (adottata, oramai, in contesti privati e pubblici, ospedalieri ed educativi) reinterpreta proprio l’intento di cui sopra, guidando chi la pratica verso una più profonda percezione di consapevolezza.

Sorta di appendice della danza moderna, si contrappone a quella espressiva. Tuttavia, benché i nomi che la rappresentano siano di enorme rilievo… da Isadora Duncan a Ted Shawn; da Jaques-Dalcroze a Mary Wigman, a Doris Humphrey… qui da noi, ancora oggi, stenta a decollare.

Difficile risulta, probabilmente, comprendere la stretta connessione tra psiche e soma. Le sofferenze o il benessere dell’uno si riflettono, in breve, sull’altro e viceversa.

Ebbene, attraverso le movenze il paziente si rimette in equilibrio e, spesso, riesce a dar voce a quel che lo attanaglia nel suo intimo. Al pari di una seduta di meditazione consente, a chi la pratica, di approdare ad una nuova e più profonda conoscenza di sé.

Le tensioni si sciolgono e affiorano in superficie sentimenti repressi. In questo percorso comunicativo, si apprendono virtù quali la calma e la pazienza. Si crea – secondo quanto sostengono gli esperti – uno spazio transizionale, momento simbolico, per riappropriarsi della personale identità.

Le aree terapeutiche della danzaterapia sono quattro:

  • Cognitiva: migliora determinate competenze, fra cui lo schema corporeo e l’apprendimento dei concetti
  • Razionale: migliora le relazioni interpersonali
  • Psicomotoria: migliora la propriocezione e la coordinazione motoria
  • Emotiva: migliora la capacità di manifestare le emozioni

Praticabile da tutti e a qualsiasi età, è consigliata, in particolare, a chi soffre di particolari disturbipsichiatrici e psicologici: attacchi di panico, depressione, fobia sociale, disturbi psicosomatici e del linguaggio, psicosi. Ancora, disturbi ossessivi compulsivi, dipendenze, difficoltà relazionali, anoressia e bulimia.

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