Detenuti di serie A… e poi rimangono gli altri

Detenuti di serie A… e poi rimangono gli altri

Nessuna protesta per la consegna dei libri a Turetta“. Suona come un chiarimento, la lettera scritta dai detenuti della sesta sezione-infermeria del carcere di Montorio Veronese dove è attualmente detenuto  Filippo Turetta, reo di aver sequestrato e ucciso la sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin

Già, nessuna contestazione – come si tiene a specificare – ma l’indignazione, comunque rimane. Irritazione, resa nota dall’associazione Sbarre di zucchero, che ha, nel corso dei giorni, raccolto le segnalazioni di reclusi e familiari.

Sono tutti concentrati sull’assassino di Giulia“, è trapelato, sorta di pensiero comune. Dentro, ma anche fuori, tanto che “gli avvocati dei detenuti hanno fatto fatica ad incontrare i propri assistiti, per colpa dei giornalisti/fotografi” assiepati fuori dal cancello.

I ragazzi, dentro, sono seguiti meno del solito perché, come ha detto un brigadiere al mio compagno, adesso bisogna pensare al nuovo arrivato vip. Che schifo, sono sempre più schifata. E stamattina l’assassino ha il permesso di incontrare i genitori, nonostante non sia giorno di colloqui per la sua sezione…“. Questa, una tra le numerose testimonianze. Quella di una donna, nello specifico, a sugello di un malcontento generale. Come se, anche in fatto di reclusi, esistessero dinamiche di privilegi e preferenze. Strade parallele su cui muoversi, giacché – a ben guardare – la legge non è, poi, così uguale per tutti.

E c’è chi, non biasimevole, potrebbe controbattere: ‘frivolezze‘. In fondo, si tratta di dettagli, sfumature… come, ad esempio, la possibilità, nel giro di soli due giorni, di poter leggere libri o di venire a colloquio con mamma e papà. Se ci si riflette – tuttavia – è proprio su questo genere di particolari che si definisce la realtà. Il malcontento si genera, laddove il giudizio – oppure il comportamento – non siano paritari, equi o non appaiano tali. Così, il dissenso. Umano, in fondo, legittimo, giustificabile.

Poi, la rettifica: “Non c’è stata alcuna protesta da parte nostra, per la consegna dei libri dovuti a Turetta“, hanno puntualizzato i detenuti. “Tenendo conto che è indagato per un reato diverso dal nostro, la popolazione carceraria non avrebbe acconsentito ad agevolazioni di favore, rispetto ad altri“. Ancora: “Vogliamo precisare il disgusto nell’aver visto giudizi in diretta, prima che Filippo o qualsiasi indagato fosse sentito e senza rispetto dei genitori, colpiti entrambi da una violenza psicologica“. Segno, forse, che dietro le spalle si ragiona… ‘meglio’ che fuori.

A dimostralo, un secondo caso, sempre di questi giorni. Vale a dire la batosta inferta a Mario Roggero, condannato a 17 anni di carcere per duplice omicidio volontario. La sentenza è stata comminata dalla Corte d’Assise di Asti nei confronti del gioielliere di Grinzane Cavour, che il 28 aprile 2021 uccise due rapinatori che avevano fatto irruzione nel suo negozio.

Ebbene, il 68enne ha incassato manifestazioni di solidarietà da parte dei colleghi commercianti, ma anche da alcune sponde della politica, a cominciare dal vicepremier Salvini. Ma non è finita qui. Verrebbe – infatti – da dire: ‘oltre il danno, la beffa’, giacché il cuneese pare destinato ad accollarsi le spese provvisionali, “immediatamente esecutive“. Nello specifico: 60 mila euro a testa, per la vedova di Mazzarino e per i due figli e altri 60 per la compagna di Spinelli, più altri 20 ai fratelli dei rapinatori: tre per Mazzarino e uno per Spinelli. Un totale di 450 mila euro, somma enormemente superiore a quanto stimato, inizialmente, in aula.

Facciamo notare che una cifra di 300 mila euro era già stata versata, anticipatamente al processo, pensando in tal maniera di ottenere, secondo quanto garantito dal Codice, uno sconto della pena. Un nulla di fatto, invece, a cui va ad assommarsi, ora, l’eventualità del pignoramento degli immobili.

Una situazione incresciosa, costretto, l’uomo, a reperire solidarietà on line. “Abbiamo bisogno del vostro aiuto, perché questo è insostenibile per noi“, ha postato sul Facebook della sua attività. All’interno del messaggio sono indicati i riferimenti del conto bancario, con la causale “io sto con Mario Roggero“.

Mi hanno dato 17 anni, perché i giudici non hanno voluto ascoltare le mie ragioni fino in fondo”, ha dichiarato, deluso. “Complimenti ai magistrati. È una follia, viva la delinquenza, viva la criminalità. Io, quel giorno, mi sono difeso. Avevamo preparato una ricostruzione che non hanno voluto mettere agli atti. Mi hanno detto che era troppo tardi. Mi aspettavo una riduzione a 7 o 8 anni. Ne ero convinto, fino a quando hanno letto il dispositivo“. Basta poco per rendersi conto della rabbia incorporata da Roggero.

Non è ancora detto. C’è tempo per l’appello, ma la macchina dei risarcimenti, almeno quella, è già in moto.

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