Chi è stato? Naturale, il maggiordomo

Chi è stato? Naturale, il maggiordomo

Prima impiegato nelle cucine; poi al catering. Una carriera discreta, insomma, quella di Adamo Canto. Almeno fino al novembre del 2019. Per il 37 enne, che di italiano, tuttavia, indossa solo il cognome – in realtà è originario di Scarborough, nel North Yorkshire – è arrivata di recente la condanna ad otto mesi di carcere.

Come nei classici più classici, l’uomo è accusato di aver commesso, tra le stanze di Buckingham Palace, in cui prestava servizio dal 2015, una serie di piccole razzie. Sono stati contati circa 77 oggetti, stando alla ricostruzione dei giudici.

Un impiegato modello, pare, prima. Poi, la metamorfosi. Causata, secondo la testimonianza di amici e colleghi, dalla necessità di far fronte ad una discreta quantità di debiti, accumulati nei mesi precedenti. Un vizietto, il suo, ‘azzardata abitudine’, perpetrata almeno fino al momento in cui è stato ‘pizzicato’, nell’agosto del 2020.

Chi lo ritiene – come il suo avvocato – un ingenuo; chi lo definisce : “Un ladruncolo, non troppo sofisticato”. Del resto, ha venduto tutto su eBay, utilizzando nome e contatti reali. Il che ha reso “molto facile rintracciarlo“.

E, benché il ‘nostro’ si sia dichiarato immediatamente colpevole, finora sono tornati ai legittimi proprietari solo 5 mila euro. Nel frattempo, si tenta di rintracciare il resto della refurtiva, praticamente ‘svenduta’ online.

Un tesoretto, composto da cimeli preziosi, anche per il grande valore affettivo. Tra questi, la medaglia d’onorificenza a Commander of the Royal Victorian Order , appartenuta all’ex generale dell’esercito britannico, Matthew Sykes. Un dono, solennemente derivato per mano di Sua Maestà: “Su Internet è stata venduta per 350 sterline. Ma per me, quell’oggetto era inestimabile“, dichiara ora l’interessato.

Figurano, nella lista, anche il cellulare pieghevole Samsung del Principe Andrea, originalissima versione ‘personalizzata’; l’album con le foto ufficiali della visita di Donald Trump a Buckingham Palace, nel 2019. Le fotografie autografate di William e Kate. E poi, altre medaglie onorarie, cofanetti e una marea di roba, tra cui orologi e pigiami di seta. C’è persino una penna stilografica di Tiffany. 100mila sterline, oltre 110mila euro, sintetizzati in una sequela di colpi, eseguiti con stile ‘da maestro’.

Fortunato, in fondo, il Lupin di Palazzo, giacché – escluso il fatto che parte dei beni è stata recuperata, ancora invenduta, nella sua abitazione – secondo i giudici avrebbe manifestato “genuino pentimento“. Il che gli è valso la riduzione di metà della pena. “Era incensurato“, questa la motivazione fornita dalla Corte. “E negli anni precedenti ha fatto molto per la comunità locale in Yorkshire, soprattutto assistendo anziani malati di Alzheimer“. Un ladro gentile, dal cuore tenero, insomma

Resta il fatto che – come tradizione comanda – il colpevole è sempre il maggiordomo.

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