‘Annamo bene’… e se lo dice sora Lella!

‘Annamo bene’… e se lo dice sora Lella!

Curiosi?

Allora, state a sentire perché, davvero, gli ingredienti, qui, non mancano. Del resto, altrimenti non potrebbe essere, data la ‘matrice’ dell’evento. Dunque: le atmosfere sono quelle di una Roma, mai dimenticata… e, per certi versi, rimpianta. L’affaccendarsi è tutto direzionato in cucina, dove le materie prime si distinguono per semplicità ed eccellenza. la location, la centralissima isola Tiberina, si fa notare, come sempre, tra i posti simbolo della Capitale.

Il potere, poi, si concentra nelle mani di una vera e propria Sovrana… della amatriciana, carbonara, coda alla vaccinara, abbacchio e carciofi alla giudia. Insomma, le ricette di un tempo, tramandate, di casa in casa, fino ad oggi.

Eccole, le armi di questa regina incontrastata della cucina de ‘na vorta. Sora Lella ridisegna, ancora in questa occasione, i confini del suo Regno, fatto del potere assoluto di piatti, prima di tutto, buoni. Qui, incontrastate, vigono le leggi rigorose e strette del fatto come se deve fà, benché Elena Fabrizi, la nonna che tutti, probabilmente, avrebbero desiderato al loro fianco, da tempo, non ci sia più.

Le redini del ristorante sono passate, come di dovere, alle nuove generazioni. Dunque, ora, a ribadire devozione e legame, arriva il libro che i nipoti (Renato, Mauro, Simone ed Elena Trabalza) hanno coralmente inteso realizzare, insieme alla food-writer Francesca Romana Barberini, con il contributo – pressoché immancabile – di Carlo Verdone.

Annamo bene: è questo, pertanto, il titolo dello scritto, riuscita del precedente Proprio bene. Sorta di atto d’amore, dal carattere letterario, Renato Trabalza ha voluto, in tal maniera, saldare con inchiostro su carta le ricette ‘solo’ raccontate a voce. Così – ad esempio – tutti vengono a sapere che la carbonara – tra le principali curiosità – nonna Elena la faceva utilizzando l’uovo intero e non solo il tuorlo.

I consigli, del resto, si rincorrono. Per Rigatoni co’ la pajata fatti ‘a dovere’, occorre stare attenti che quest’ultima nun sia strisciata. Il Marsala nelle animelle? Va scelto quello bono bono. Il carciofi per i bombolotti alla ciafrujona vanno capati a modo loro. Insomma, ce né per tutti gusti e per sfamare, evidentemente, non solamente lo stomaco.

D’altronde, orgoglio de Roma nostra, l’antica tradizione tra le tavole di Roma rivendica il suo diritto a mantenersi viva e ogni tanto, vanitosa e frivola, si ripassa il belletto, ben conscia di restare comunque, al di là del tempo che passa, tremendamente affascinante.

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